giovedì 13 ottobre 2016

Recensione - Il segreto di Greenshore


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Titolo: Il segreto di Greenshore
Autore: Agatha Christie
Editore: Mondadori
Data uscita: 29/09/2015
Formato: Brossura
Pagine: 100
ISBN: 9788804654346
Prezzo: € 10,00

Trama: Sir George e Lady Hattie Stubbs desiderano movimentare la festa che stanno organizzando nella loro dimora estiva: invece della solita, noiosa caccia al tesoro, una indimenticabile Caccia all'assassino. Ne affidano la regia alla celebre giallista Ariadne Oliver, che a sua volta coinvolge l'amico Hercule Poirot. Il suo intuito femminile ha forse percepito qualcosa di sinistro nell'aria rarefatta di Greenshore? Fatto sta che nei giardini della grandiosa villa con tempietto neoclassico e approdo privato sul fiume il delitto simulato si consuma davvero, e la presenza dell'investigatore si rivelerà provvidenziale… Scritto nel 1954 ma rimasto inedito per oltre sessant'anni, Il segreto di Greenshore fa rivivere le più classiche atmosfere della campagna inglese in una narrazione ricca di colpi di scena, accompagnata da un raffinato scandaglio psicologico dei personaggi.


Recensione: Quando si annuncia in pompa magna l'uscita in libreria di un inedito, per qualche motivo scartato da un’autrice come Agatha Christie, è inevitabile che si crei un clima di profonda aspettativa mista a curiosità, soprattutto tenendo conto delle circostanze singolari in cui questo racconto lungo vide la luce. Nella postfazione al volume, John Curran ci spiega che la Christie intese mettere il proprio talento letterario al servizio di una causa benefica: arricchire con un’altra vetrata istoriata il coro della chiesa di St. Mary the Virgin, dove si recava a messa, grazie ai proventi derivanti dalla vendita di una storia scritta ad hoc ed ambientata proprio nei luoghi da lei frequentati durante le vacanze. Il racconto fu intitolato The Greenshore Folly e vide come protagonista Hercule Poirot coadiuvato da Ariadne Oliver. Purtroppo, le aspettative della scrittrice furono deluse e, nonostante la presenza dell’illustre coppia investigativa, la scarsità delle vendite impedì il raggiungimento della cifra necessaria all'installazione della vetrata e costrinse gli editori a ritirare il testo dal mercato. La Christie, però, non si perse d’animo: scrisse un secondo racconto, questa volta con protagonista Miss Marple e fece confluire il materiale inutilizzato nel successivo Dead man's folly (La sagra del delitto). L'obiettivo, questa volta, fu centrato.

La ragione del mancato successo de Il segreto di Greenshore risiede principalmente nella forma che la scrittrice utilizzò per dar corpo alla storia, a metà tra il racconto e il romanzo: troppo lunga per essere apprezzata dagli abituali fruitori di short stories e troppo breve per sviluppare adeguatamente le premesse narrative delle prime pagine. Tutto l’intreccio, che si snoda attorno ad una caccia all’assassino organizzata dalla signora Oliver per conto di Sir George Stubbs e sua moglie Hattie e fatalmente conclusasi con un vero omicidio, pare infatti il lunghissimo incipit di un testo assai più ampio, che bruscamente si conclude con la soluzione del mistero da parte di Poirot, presente all’evento su invito della stessa Oliver, il cui proverbiale sesto senso ha avvertito il pericolo incombere sull’ atmosfera apparentemente idilliaca di Greenshore. Il meccanismo deduttivo che guida l’investigatore verso lo scioglimento dell’enigma è costruito attraverso un fulmineo (forse troppo!) gioco di logica, le cui tappe sono scandite da intuizioni che scaturiscono da una parola, da un’impressione, da sensazioni di cui le famose cellule grigie si nutrono per mettere nella giusta sequenza i fatti e giungere alla verità. Si fatica a seguire Poirot nelle sue peregrinazioni mentali, si brancola nel buio più che in altri romanzi, si chiude il libro con un vago sentore di incompiutezza e il lettore, che in precedenza si era volontariamente lasciato ingannare dal gioco di specchi orchestrato dall’autrice, si sente per una volta vittima di una piccola truffa letteraria.

Potremmo affermare, allora, che il valore intrinseco di questo racconto consiste nella possibilità che offre al lettore di affacciarsi al laboratorio di scrittura in cui l’autrice opera con la materia narrativa e di analizzare le fasi del processo creativo, soprattutto la trasformazione dell’ossatura della storia nella struttura più ampia del romanzo. In tale prospettiva, lo sviluppo dell'intreccio consente alla nostra autrice di abbandonarsi anche  a qualche riflessione di carattere metaletterario: con la solita ironia, la Christie desacralizza la figura quasi mitica dello scrittore, spogliandolo dell’aura romantica che tradizionalmente lo circonda  e lo riduce ad un semplice artigiano che, pur avendo del talento, deve costringersi a mettersi al lavoro per farlo fruttare. Resta, al di là degli innegabili limiti imposti soprattutto dall’angusto spazio di manovra, l’indiscutibile bravura della Christie nel dipingere con pochi, caratteristici tratti personaggi che, pur relegati al ruolo di comparse, divertono per la capacità che possiedono di illuminare il lettore sulle ipocrisie, i rancori, le invidie nascoste dietro la patina di apparente, arcadica felicità che ricopre le piccole comunità rurali.  

"Cosa c’è da dire di tanto interessante su come si scrivono i libri? Per cominciare ti fai venire un’idea, e quando l’idea è venuta ti costringi a sederti e scrivere. Fine!"

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